Tour de France by Richard Cobb

Tour de France by Richard Cobb

autore:Richard Cobb [Cobb, Richard]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 88-459-1154-3
editore: Adelphi
pubblicato: 1995-11-14T23:00:00+00:00


Nelle ultime, tormentate settimane della sua vita Robespierre si era a tal punto ritirato nel chiuso vocabolario della sua retorica e delle sue allusioni che non faceva più il nome di nessuno, mai. Di conseguenza i Nemici della Repubblica — i quali continuavano a spuntare con inquietante regolarità non appena l’ultima infornata era stata tolta di mezzo — avevano finito col somigliare a quei concetti disincarnati, senza volto, che costituivano la malleabilissima compagnia dell’Incorruttibile: opachi come l’Innocenza, la Virtù, la Giovinezza e l’Epoca, potevano essere praticamente chiunque, o perlomeno chiunque fosse noto per nome a Robespierre; e poiché egli conosceva moltissima gente — probabilmente una buona metà dei suoi circa seicento colleghi della Convenzione —, dovevano essere in molti a domandarsi se non fossero destinati a costituire la nuova promotion della fiorente École Pratique pour la Formation des Ennemis de la République. Ed era un pensiero che poteva essere assai allarmante, visto che la scuola continuava a sfornare brillanti candidati che ogni mese superavano gli esami.

Ci fu però un’area, almeno una, in cui Robespierre conservò fino all’ultimo — e anzi in misura crescente col passaggio da messidoro a termidoro — una salda presa sulla realtà. C’era di mezzo la sua insistenza sulla morte, e invero – giacché non poteva fare a meno di personalizzare ogni cosa, fosse la Virtù, o la Moderazione, o la Sussistenza (une honnête suffisance, con cui intendeva il suo fabbisogno in fatto di sapone, amido, servizio di lavanderia, cipria e pasti regolari, ancorché frugali, innaffiati con vino annacquato) — sulla sua propria morte, come se questa, in un mondo di imperfezione, di corruzione e di compromesso, fosse l’unica meta rimastagli. Indubbiamente, all’inizio – e Robespierre aveva cominciato ad agitare la minaccia della propria morte, se non la spuntava sull’una o sull’altra questione, fin quasi dal primo momento della Rivoluzione, forse per ricordare quale atroce perdita essa sarebbe stata per il popolo di Francia – la cosa era stata poco più che un esercizio retorico, un altro esempio della sua propensione a rifugiarsi nel mondo della fantasia. Ma con l’estate del 1794 egli sembra ormai pensare alla propria morte prematura come a una concreta e persino desiderabile possibilità. Tante erano le cose che aveva visto sfuggirgli che cominciava a disperare della perfettibilità ultima dell’uomo rivoluzionario, e dell’affermarsi, qui e ora, della Repubblica della Virtù. Come De Gaulle, Robespierre era giunto molto presto – o in ogni caso nell’estate del 1794 – alla conclusione che i francesi erano indegni di lui e dell’alto scopo cui egli li destinava. Ma, a differenza di De Gaulle, Robespierre non poteva contare su una rassicurante linea di ripiegamento, su una Colombey-les-deux-Églises, su una Ermenonville in cui, tra grotte, cascatele, colonne spezzate e rovine artificiali, e magari all’ombra di un salice piangente, potesse smaltire il suo malumore, in attesa della Chiamata. Il destino di Danton aveva dimostrato che per i grandi personaggi della Rivoluzione era impossibile sganciarsi e ritirarsi in campagna; e in ogni caso Robespierre era troppo presuntuoso per aver mai contemplato



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